giovedì 7 ottobre 2010

Riflessioni sul racconto "Le quattro candele"


"Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso,
che si poteva ascoltare la loro conversazione.

La prima diceva:
"IO SONO LA PACE,
ma gli uomini non mi vogliono:
penso proprio che non mi resti altro da fare
che spegnermi!"
Così fu e, a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.

La seconda disse:
"IO SONO LA FEDE
purtroppo non servo a nulla.
Gli uomini non ne vogliono sapere di me,
non ha senso che io resti accesa".
Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.

Triste triste, la terza candela a sua volta disse:
"IO SONO L'AMORE
non ho la forza per continuare a rimanere accesa.
Gli uomini non mi considerano
E non comprendono la mia importanza.
Troppe volte preferiscono odiare!"
E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.

...Un bimbo in quel momento entrò nella stanza
e vide le tre candele spente.
"Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese,
io ho paura del buio!"
E così dicendo scoppiò in lacrime.

Allora la quarta candela, impietositasi disse:
"Non temere, non piangere:
finchè io sarò accesa, potremo sempre
riaccendere le altre tre candele:
IO SONO LA SPERANZA"

Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime,
il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre.

CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA
DENTRO IL NOSTRO CUORE...

...e che ciascuno di noi possa essere
lo strumento, come quel bimbo,
capace in ogni momento di riaccendere
con la sua Speranza,
la FEDE, la PACE e l'AMORE."


In questi giorni sono capitata, dopo invito di amicizia nella bacheca di facebook del Centro Studi Bhaktivedanta (centro che professa una delle tante branche della religione induista). Ho fatto, quindi delle riflessioni personali sul racconto, che sono state poco gradite, tanto che mi hanno cancellato dall'amicizia. Pazienza. Credo, però, che queste riflessioni siano importanti per arrivare alla pace e all'amore mondiale e che quindi contengono un messaggio di SPERANZA.

LE MIE RIFLESSIONI

Il problema principale è, a mio avviso, proprio la FEDE quando si trasforma in integralismo religioso e genera da decine di millenni i conflitti (il problema non cambia se alcune persone, per fini di potere, di conquista o di altro, usano le religioni per alimentare divisioni e conflitti).
Ho ricordato che nonostante tutti i propositi di buona volontà, Ghandi fu assassinato da un altro induista, e ancora nella stessa India persiste il conflitto (visibile o latente) nel Kashmir e il problema dei separatisti sikh. I conflitti religiosi, nelle altre parti del mondo, non sono diversi e ricordiamo, emblematicamente, i martiri di Al qaeda, che ci toccano più da vicino.

C'è una soluzione al problema?
La nuova visione della realtà data dalla RETE DEGLI INCONSCI (vedi www.inconsci.blogspot.com), come dicono alcuni studiosi è quanto di più straordinario e rivoluzionario ci sia al mondo, un vero e proprio regalo per l'umanità intera. Questa nuova visione evidenzia e rende coerente una sana constatazione, che aiutata se vogliamo dalle più recenti acquisizioni scientifiche o dalle tradizioni spirituali millenarie, sia in grado di offrire speranza, un bene senza prezzo.

Come è ben spiegato nel POST di Riccardo Calantropio: http://nuoveteorie.blogspot.com/2010/10/la-grande-intelligenza-collettiva-dei.html

Il meccanismo della RETE DEGLI INCONSCI è alla base delle grandi RIVELAZIONI ed ILLUMINAZIONI che certe persone ricevono nel loro inconscio (Gli antichi maestri induisti,Tao, Buddha, Mosè, Zaratustra, Mani, Maometto, Jung, etc.).

Queste "illuminazioni" sono il frutto di interazioni inconsce di molte persone (anche interi popoli) che sfruttano le singole conoscenze e le elaborano collettivamente in nuove visioni della realtà. Così si spiega la molteplicità delle migliaia di religioni e di culti esoterici, spesso con insegnamenti contrastanti, ma in ogni caso diversi.


Se tutti gli uomini, indipendentemente dalle religioni, conquisterranno questa consapevolezza, e l'accetteranno come UNA FEDE, potranno continuare a professare, in via subordinata, la propria fede (che un meccanismo inconscio, similare all'effetto placebo, rende praticamente reale, anche nell'effetto delle preghiere, nelle meditazioni profonde e nei riti che incidono sugli inconsci propri ed altrui).

Quando, però, le interpretazioni teologiche (dogmi e dottrine comprese) andranno CONTRO RAGIONE (ovvero contro i diritti universali individuali e l'amore altruistico universale; senza la consapevolezza (una nuova fede) che siamo tutti un'unica comunità che convidive la stessa RETE DEGLI INCONSCI e lo STESSO PIANETA, e se operiamo il MALE questo ci ritorna indietro e ci coinvolge), DOBBIAMO FARE UN PASSO INDIETRO ed ammettere che le nostre percezioni ed interpretazioni (o quelli dei nostri maestri) erano e sono ERRATE, o MANIPOLATE per fini EGOISTICI.
Solo così si potrà disinnescare il GRANDE PESO DELLE RELIGIONI nei conflitti; conflitti che potranno continuare solo per egoismi di POCHI, facilmente individuabili ed isolabili.


Pace e speranza per tutti.

martedì 5 ottobre 2010

Il controllo degli errori nei computer quantistici e le possibili ripercussioni nella rete degli inconsci.


Da un articolo di LE SCIENZE del 30 Settembre 2010:

Stati di sovrapposizione

Il controllo degli errori nei computer quantistici


Lo stato di entanglement fra tre oggetti era già stato realizzato con fotoni e particelle cariche, ma questa è la prima volta che che lo si ottiene in un apparecchiatura allo stato solido Un gruppo di ricercatori della Yale University è riuscito a ottenere per la prima volta uno stato di entanglement di tre qubit allo stato solido, realizzano un passo essenziale per permettere di realizzare gli indipensabili controlli di possibili errori casuali nei futuri computer quantistici.

"L'entanglement fra tre oggetti era stato dimostrato finora con fotoni e particelle cariche. Ma questa è la prima volta che che lo si ottiene in un apparecchiatura allo stato solido che somiglia e si comporta come un processore convenzionale", ha detto Steven Girvin, che ha paretcipato allo studio ora pubblicato sulle pagine di Nature. Lo scorso anno era stato per la prima volta sviluppato un primo rudimentale processore quantistico allo stato solido che si era dimostrato in grado di eseguire semplici algoritmi con due qubit.

Nel nuovo studio, i ricercatori sono stati in grado di ottenere, con un tasso di successo nell'88 per cento dei tentativi eseguiti, uno stato di entanglement ponendo i tre qubit in uno stato di sovrapposizione di due possibilità, tutti e tre nello stato 0 o tutti e tre nello stato 1. Il particolare stato di entanglement così ottenuto dimostra per la prima volta alla possibilità di codificare l'informazione quantistica di un singolo qubit in tre qubit attraverso il cosiddetto codice di ripetizione: "Si tratta del primo passo verso la correzione di errore quantistico, che come in un computer classico sfrutta qubit extra per permette al computer di operare correttamente anche in presenza di errori occasionali", spiega Girvin.

Errori di questo tipo possono essere dovuti, esemplifica Girvin, per esempio dai raggi cosmici che possono convertire un qubit da 0 a 1, o viceversa. Replicando i qubit, il computer è in grado di controllare se tutti e tre sono nello stesso stato, come dovrebbero.

"La correzione degli errori è una sorta di Santo Graal del calcolo quantistico odierno, e per poterla realizzare sono necessari almeno tre qubit. Sicché quello realizzato è un passo esaltante", ha osservato Schoelkopf, che ha diretto la ricerca. (gg)

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Se ora immaginiamo che la RETE DEGLI INCONSCI (vedi: www.inconsci.blogspot.com) comunichi con "stati di entanglement" (Non localismo della Meccanica Quantistica), possiamo supporre che tali errori di comunicazioni avvengono anche nella rete e questo contribuirebbe a spiegare tante inesatte interpretazioni di ciò che si riceve a livello inconscio (Cosa che non dovrebbe succedere se fosse tutto spirituale o metafisico).

venerdì 3 settembre 2010

Hawking: "Non fu Dio a creare l'universo"



La teoria nel nuovo libro dello scienziato: "Il Big Bang deriva solo dalle leggi della fisica". Molte reazioni dei teologi, dopo questo annuncio, alla vigilia della visita del Papa.

Da un articolo su "La repubblica" del 03 Settembre 2010:

LONDRA - L'universo ha bisogno di un Creatore? "No". La perentoria risposta arriva dal professor Stephen Hawking, l'astrofisico più famoso del mondo, considerato da molti l'erede di Newton, del quale ha per così dire ereditato la prestigiosa cattedra all'università di Cambridge. In un nuovo libro che esce in questi giorni, l'autore del best-seller internazionale Dal Big Bang ai buchi neri sostiene, sulla base di nuove teorie, che "l'universo può essersi creato da sé, può essersi creato dal niente" e dunque "non è stato Dio a crearlo".

La sua affermazione occupava ieri tutta la prima pagina del Times di Londra, come una sfida, l'ennesima, della scienza alla religione. "Così come Darwin ha smentito l'esistenza di Dio con la sua teoria sull'evoluzione biologica della nostra specie", commenta Richard Dawkins, biologo difensore dell'ateismo, "adesso Hawking la nega anche dal punto di vista della fisica". Nel suo libro più famoso, l'astrofisico aveva cercato di spiegare che cosa accadeva "prima" del Big Bang, ossia prima che nascesse il tempo, lasciando il quesito irrisolto. Il capitolo conclusivo conteneva un ragionamento che alcuni interpretarono come l'idea che Dio non fosse incompatibile con una comprensione scientifica dell'universo: scoprire cosa c'era prima Big Bang, arrivare a una "completa teoria" dell'universo - scriveva Hawking - "sarebbe il più grande trionfo della ragione umana, perché a quel punto conosceremmo la mente di Dio".

Ma nella sua nuova opera, intitolata The Grand Design (Il grande disegno o progetto) e scritta insieme al fisico americano Leonard Mlodinow, lo scienziato offre la risposta: anziché essere un evento improbabile, spiegabile soltanto con un intervento divino, il Big Bang fu "una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica". Scrive Hawking: "Poiché esiste una legge come la gravità, l'universo può essersi e si è creato da solo, dal niente. La creazione spontanea è la ragione per cui c'è qualcosa invece del nulla, il motivo per cui esiste l'universo, per cui esistiamo noi". Nel libro, lo studioso predice inoltre che la fisica è vicina a formulare "una teoria del tutto", una serie di equazioni che possono interamente spiegare le proprietà della natura, la scoperta considerata il Santo Graal della fisica dai tempi di Einstein.

E' tuttavia la sua asserzione che Dio non ha creato l'universo, e dunque non esiste, a suscitare eco e polemiche. "Se uno ha fede", osserva il professor George Ellis, docente di matematica applicata alla University of Cape Town, "continuerà a credere che sia stato Dio a creare la Terra, l'Universo o perlomeno ad accendere la luce, a innescare il meccanismo che ha messo tutto in moto, prima del Big Bang o del presunto nulla che lo ha preceduto". Ma il campo dell'ateismo accoglie la pubblicazione del libro di Hawking come una vittoria della ragione e della scienza, da celebrare a due settimane dalla visita in Inghilterra di papa Benedetto XVI, che non sarà per niente d'accordo con Hawking.

Nel nuovo libro, l'astrofisico rivela che il riferimento alla "mente di Dio" nel suo precedente volume sul Big Bang era stato male interpretato. Hawking non ha mai creduto che scienza e religione fossero conciliabili. "C'è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull'autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento", conclude. "E la scienza vincerà perché funziona".


LE MIE CONSIDERAZIONI.
L'universo ha bisogno di un Creatore? “NO” è anche la mia risposta; ma questo non esclude che ci possa essere un DIO grande architetto che abbia progettato e messo in MOTO l’universo che è venuto fuori dal BIG BANG, o viceversa abbia creato ciò che esisteva prima del BIG BANG e che ha portato al BIG BANG stesso. E non credo che qualcuno potrà mai dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio.
Sicuramente, non è il DIO descritto nella Bibbia, che opera in più fasi o in più tempi (vi è scritto che la creazione avvenne in sei giorni e al settimo giorno si riposò). Come giustamente afferma Stephen Hawkins tutto è concatenato ed è una conseguenza logica delle leggi della fisica (senza interventi tipo DEUS EX MACHINE che modifichino i processi già in atto).
Questo significa che non è stata una creazione guidata, tanto meno nell’evoluzione biologica, ma LIBERA DI SVILUPPARSI secondo le leggi fisiche, chimiche e biologiche.

Come già aveva affermato il fondatore della mia scuola di pensiero anche nel suo POST del 24 Marzo 2009:
http://nuoveteorie.blogspot.com/2009/03/luomo-era-in-un-progetto-intelligente.html

L’UOMO ERA IN UN PROGETTO INTELLIGENTE DI DIO?
Il problema posto da papa Benedetto XVI a Ratisbona ha il suo fulcro nelle mutazioni genetiche, casuali e selezionate dall’ambiente per gli evoluzionisti puri, e predeterminate secondo il Papa. Eric Kandel, nobel del 2000, nel suo quadro concettuale in cinque punti, ha affermato (come tanti altri scienziati) che le mutazioni genetiche sono casuali e selezionate dall'ambiente.

Anche uno dei principi della meccanica quantistica (L'ACAUSALITA') viene a sostegno di tale tesi (Del resto Einstein coniò la famosa frase "Dio non gioca ai dadi" e il suo amico Bohr gli rispose "Einstein smettila di dire a Dio quello che deve fare!"...a cui Feynman aggiunse:"Non solo Dio gioca a dadi, ma li lancia dove non possiamo vederli").

Tutto questo però non ha nulla a che fare con il cosiddetto "CAOS"; anche perchè dalla meccanica quantistica sappiamo che esiste il NON LOCALISMO. Il fenomeno nasce con il teorema e la diseguaglianza di Bell, verificato sperimentalmente da Aspect e Al, che mise fine alla lunga disputa tra Bohr e Einstein sulla validità e interpretazione della meccanica quantistica. Il teorema di Bell afferma la non separabilità di alcune entità fisiche (Questo ha comportato uno sconvolgimento drammatico del metodo analitico e riduzionista occidentale). In pratica si afferma che due sistemi quantistici che hanno interagito almeno una volta non possono essere più separati, e alcune delle variabili fisiche (ad esempio gli SPIN) saranno sempre connesse tra di loro anche se i due sistemi quantistici vengono separati a distanze di miliardi di anni luce. Questo dimostra che nell'universo esistono delle connessioni significative che possono essere definite come sincroniche. Quando, ad esempio, un osservatore misura uno spin in una certa direzione automaticamente e simultaneamente lo spin della seconda particella si orienta nella direzione opposta. Questo avviene in modo istantaneo, senza la trasmissione di alcun segnale che dovrebbe sottostare, per il principio di relatività, a non superare la velocità della luce. Tutto questo può avere delle implicazioni inimmaginabili, dal momento che tutta la materia è fatta di particelle elementari che seguono le leggi della meccanica quantistica e che la materia di tutto l'universo era inizialmente, alla sua nascita, situata in una piccola zona di spazio (dalle dimensioni di una pallina da tennis, che poi è esplosa nel Big Bang). Da qui è molto probabile che tutta la materia esistente nel cosmo fosse, una volta, connessa e quindi, per la inseparabilità del teorema di Bell, sia tuttora connessa.
In conclusione la "metafisica sincronicità" di C.G.Jung potrebbe essere più realistica di quanto si creda, e tutto l'universo e i 10 elevato a 500 universi paralleli (secondo la teoria M delle superstringhe) potrebbero essere tra di loro sincronizzati, ma in modo tale che noi non lo possiamo rilevare.

Dio sicuramente gioca ai dadi, ma FORSE sono dadi truccati, in quanto esiste la sincronicità o almeno il NON LOCALISMO, e per questo li getta dove non possiamo vederli.

Se a questa considerazione ne aggiungiamo una seconda, ovvero che di tutte le particelle subatomiche (dette stringhe) , o MATTONI DELL’UNIVERSO, ne esistono di NUMERO LIMITATO DI TIPI, è possibile, anche che FOSSE CERTO nel progetto intelligente di DIO che in un pianeta del nostro o di altri universi paralleli si evolvessero, prima o poi, esseri biologici dotati di ragione ed astrazione (ovvero, ad immagine e somiglianza di DIO, secondo il concetto biblico).


Questo significa che non vi è stato un DIRETTORE DEI LAVORI, che ABBIA FATTO DELLE MODIFICHE AL PROGETTO INIZIALE IN CORSO D’OPERA, per cui la teologia cattolica di Papa Benedetto XVI ne uscirà sicuramente sconfitta; ma nulla esclude che vi sia stato un DIO CREATORE che si sia limitato a dare l’INPUT iniziale a un progetto che, pur libero nella sua casualità, si sviluppasse secondo dei canoni DEFINITI e non INDEFINITI. Per fare un’ANALOGIA, nel gioco degli scacchi, il numero delle mosse possibili è altissimo, ma sempre limitato, e un computer del domani le potrebbe prevedere tutte e non perdere mai. Inoltre, anche partendo da tutta una serie di mosse diverse, le combinazioni dei pezzi sulla scacchiera spessissimo si ripetono (per analogia, in uno,o più, dei quasi infiniti pianeti dell'universo, può nascere o attecchire la vita, anche partendo da condizioni iniziali diverse). E qui c'è l'IMMENSA BELLEZZA E POTENZA DEL POSSIBILE GRANDE DISEGNO DI DIO: Un universo LIBERO di evolversi, ma che contemporanemante raggiunge, prima o poi, e anche con strade diverse, i disegni preventivati (tra cui degli esseri biologici intelligenti e razionali).

Intanto, secondo le ultime acquisizioni scientifiche il nostro universo, grazie all’energia oscura, è in perenne espansione; per cui viene esclusa una successiva riconcentrazione della materia e un successivo BIG BANG. Questo universo andrà a morire lentamente forse nel giro di qualche centinaio di miliardi di anni. E così cade la teoria degli infiniti cicli di BIG BANG che potevano escludere teoricamente un Dio creatore.

Un caro saluto
Alessandra

giovedì 2 settembre 2010

La materia oscura




Il concetto di materia oscura ha senso solo all'interno dell'attuale cosmologia basata sul Big Bang; infatti, non si sa altrimenti spiegare come si siano potute formare le galassie e gli ammassi di galassie in un tempo così breve come quello osservato. Non si spiega inoltre come le galassie, oltre a formarsi, si mantengano integre anche se la materia visibile, composta da barioni, non può sviluppare abbastanza gravità per tale scopo. Anche da questa prospettiva il concetto di materia oscura ha senso solo all'interno dell'attuale Modello Standard, che prevede come unica forza cosmologica quella gravitazionale; se il Modello Standard risultasse errato, non si avrebbe necessità di materia oscura, dato che non si ha alcuna evidenza sperimentale se non le violazioni di un modello matematico.

Nonostante dettagliate mappe dell' Universo vicino, che coprono lo spettro elettromagnetico dalle onde radio ai raggi gamma, si è riusciti ad individuare solo il 10% della sua massa, come dichiarato nel 2001 al New York Times da Bruce H. Margon, astronomo all'Università di Washington:

« È una situazione alquanto imbarazzante dover ammettere che non riusciamo a trovare il 90 per cento [della materia] dell'Universo. »


Le più recenti misure indicano che la materia oscura costituisce circa il 23% dell'energia dell'Universo e circa l'85% della massa.

Venne inizialmente indicata come "massa mancante", anche se effettivamente esiste materia, in quanto sono osservabili effetti gravitazionali della sua massa. Tuttavia, questa materia non emette alcuna radiazione elettromagnetica e non risulta pertanto individuabile dagli strumenti di analisi spettroscopica, da cui l'aggettivo "oscura". Il termine massa mancante può essere fuorviante, dato che non è la massa a mancare, ma solo la sua luce.

La materia oscura non va confusa con la diversa ipotesi che va sotto il nome di energia oscura.

Una importante evidenza osservativa della necessità della materia oscura fu fornita dalle curve di rotazione delle galassie spirali. Queste galassie contengono una vasta popolazione di stelle poste su orbite quasi circolari attorno al centro galattico. Come accade per le orbite planetarie, secondo la terza legge di Keplero le stelle con orbite galattiche più grandi dovrebbero avere velocità orbitali minori; ma la terza legge di Keplero è applicabile soltanto a stelle vicine alla periferia di una galassia spirale, poiché presuppone che la massa racchiusa dall'orbita sia costante. Tuttavia gli astronomi hanno condotto osservazioni delle velocità orbitali delle stelle nelle regioni periferiche di un gran numero di galassie spirali, e in nessun caso esse seguono la terza legge di Keplero. Invece di diminuire a grandi raggi, le velocità orbitali rimangono con ottima approssimazione costanti. L'implicazione è che la massa racchiusa da orbite di raggio via via maggiore aumenti, anche per stelle che sono apparentemente vicine al limite della galassia. Sebbene si trovino presso i confini della parte luminosa della galassia, questa ha un profilo di massa che apparentemente continua ben al di là delle regioni occupate dalle stelle.

Considerando le stelle presso la periferia di una galassia spirale, con velocità orbitali osservate normalmente di 200 chilometri al secondo, se la galassia fosse composta solo dalla materia visibile queste stelle la abbandonerebbero in breve tempo, dato che le loro velocità orbitali sono quattro volte più grandi della velocità di fuga dalla galassia. Dato che non si osservano galassie che si stiano disperdendo in questo modo, al loro interno deve trovarsi della massa di cui non si tiene conto quando si somma tutte le parti visibili.


Lente gravitazionale in un gruppo di galassie. Il 21 agosto 2006 la NASA ha rilasciato un comunicato stampa secondo cui Chandra avrebbe trovato prove dirette dell'esistenza della materia oscura, nello scontro tra due ammassi di galassie. All'inizio del 2007 gli astronomi del Cosmic Evolution Survey e Hubble Space Telescope, utilizzando le informazioni ottenute dal telescopio Hubble e da strumenti a terra, hanno tracciato una mappa della materia oscura rilevando che questa permea l'universo; ove si trova materia visibile deve essere presente anche grande quantità di materia oscura, ma questa è presente anche in zone dove non si trova materia visibile.
Ipotesi sulla materia oscura.
In letteratura sono comparse numerose teorie per spiegare la massa mancante legate a diversi fenomeni.

La massa oscura è divisa in barionica e non barionica:

la materia oscura barionica è quella composta da materia del tutto simile a quella che costituisce le stelle, i pianeti, la polvere interstellare, ecc., che però non emette radiazioni;
la materia oscura non barionica è composta da materia intrinsecamente diversa e non ancora scoperta. Si ipotizza che possa trattarsi di particelle supersimmetriche quali neutralini, o neutrini massicci, o assioni, o altre particelle mai osservate e soggette solo alla forza gravitazionale e all'interazione nucleare debole. Questo materiale è detto WIMP (Weakly Interacting Massive Particles), particelle di grande massa unitaria debolmente interagenti con la materia barionica, e quindi difficilmente rivelabili. Tre tipi di esperimenti cercano di rivelare queste particelle: i) producendole in acceleratori di particelle; ii) vedendo l'energia che dovrebbero rilasciare quando urtano con la materia ordinaria; iii) annichilazioni fra particelle di materia oscura presenti attorno al centro della galassia o del sole potrebbero dare particelle normali, quali neutrini, positroni, anti-protoni.
Si pensa attualmente che almeno il 90% della materia oscura sia non barionica. Infatti l'abbondanza cosmica del deuterio, che è di un atomo di deuterio per ogni 100.000 di idrogeno, è estremamente sensibile alla densità della materia sotto forma di barioni. Una densità barionica maggiore avrebbe per conseguenza un'abbondanza di deuterio molto più bassa. Invece l'abbondanza osservata del deuterio è compatibile con la densità della materia osservabile.

La scoperta che il neutrino ha massa, seppur estremamente bassa, potrebbe in parte spiegare l'eccesso di massa degli ammassi e superammassi di galassie, ma non quello delle singole galassie, perché esso si muove a velocità prossima a quella della luce, sfuggendo prima o poi all'attrazione gravitazionale e uscendo da esse.

Altri possibili costituenti della materia oscura sono stati indicati nei MACHO (Massive Compact Halo Objects), oggetti compatti di grande massa dell'alone galattico, nei buchi neri primordiali, nelle stelle solitoniche, nelle stelle di bosoni e nelle pepite di quark.


E veniamo all’interrogativo del POST precedente sul fatto “se Newton si fosse sbagliato o meno”. Un mio amico fisico ha una sua teoria in merito, che ha un certo fascino.

Sappiamo, dal POST precedente, che quando un corpo è libero di fluttuare nello spazio tempo NON RISENTE DELLA GRAVITA’, ma è soggetto solo alla curvatura dello spazio; mentre se ne viene impedita la libera fluttuazione (come nel caso che sia posto sulla superficie terrestre) la gravità ricompare. Ora se è vero che ove si trova materia visibile deve essere presente anche grande quantità di materia oscura, e che probabilmente la materia oscura è fatta in gran parte di particelle supersimmetriche quali neutralini, o neutrini massicci, o assioni, o altre particelle mai osservate e soggette solo alla forza gravitazionale e all'interazione nucleare debole, possiamo immaginare che:
LA MATERIA OSCURA SIA COME UNA specie di gas di particelle subatomiche CHE FLUTTUA NELLO SPAZIO-TEMPO INSIEME A TUTTI GLI ALTRI CORPI LIBERI DI FARLO.
In questo caso la sua grande massa annullerebbe gli effetti della forza di gravità di Newton, e un astronauta nello spazio non ne subirebbe gli effetti, perché libero di fluttuare insieme a questo specie di gas in cui è immerso. Viceversa se un uomo o un oggetto è vincolato nei suoi movimenti (come ad esempio sulla superficie terrestre), non godrebbe di un effetto significativo della materia oscura e sarebbe preponderante la forza di gravità.

Secondo questa teoria, NEWTON non si era sbagliato, ma le sue leggi si posso applicare solo dove non influisce in modo determinante la materia oscura, libera di fluttuare nello spazio tempo.

Ovviamente la teoria del mio amico non rientrerebbe nella M TEORIA delle superstringhe, che in ogni caso, è ancora tutta da dimostrare; anche se è quella più probabile al giorno d’oggi.

Un caro saluto
Alessandra

Newton si è sbagliato? La gravità non esiste?


Negli Usa si è riaperto il dibattito sui principi formulati dal celebre scienziato grazie ai lavori di un fisico olandese: "La sua teoria è un'illusione". Si tratta di Erik Verlinde che lega le sue critiche all'ipotesi delle stringhe e a quella dell'universo olografico.

Da un articolo su Repubblica del 15 Luglio 2010:

La teoria della gravità è forse la più formidabile legge della fisica, il principio più evidente e universale perché corrisponde a un'esperienza empirica irresistibile. Il bambino ancora non sa parlare e uno dei primi giochi in cui si trastulla dal seggiolone, consiste nel far cadere il cucchiaio della pappa. Lo spettacolo è affascinante nella sua ripetitività. Afferra il cucchiaio, lo solleva, lo lascia cadere, e ogni volta il miracolo si ripete: quell'oggetto viene attratto irresistibilmente a terra, costringendo il paziente genitore a raccoglierlo. Ognuno di noi all'età di 18 mesi è stato Newton senza saperlo. Ebbene, ricrediamoci: la forza di gravità è un'illusione, una beffa cosmica, o un "effetto collaterale" di qualcos'altro che avviene a un livello molto più profondo della realtà.

L'abbandono di Newton era già stato anticipato dalla relatività di Albert Einstein ma ora avviene una rottura ancora più radicale. Un celebre fisico matematico olandese-americano, il 48enne Erik Verlinde che ha già legato il suo nome alla "teoria delle stringhe" (la supersimmetria negli universi paralleli), sta agitando il mondo accademico degli Stati Uniti con una serie di conferenze in cui fa a pezzi la teoria della gravità. Da Harvard a Berkeley, i colleghi scienziati lo stanno prendendo molto sul serio. La sua nuova visione infatti può gettare una diversa luce su alcuni dei grandi temi della fisica contemporanea: la cosiddetta dark energy (energia oscura), una sorta di anti-gravità che sembra accelerare l'espansione dell'universo, o la "materia oscura" che ipoteticamente tiene unite le galassie.

Andrew Strominger, fisico-matematico di Harvard, è uno dei colleghi di Verlinde che non nasconde la sua ammirazione: "Queste idee stanno ispirando discussioni molto interessanti, vanno dritte al cuore di tutto ciò che non comprendiamo del nostro universo". Verlinde è l'ultimo di una serie di scienziati che da trent'anni a questa parte stanno smantellando pezzo dopo pezzo la teoria della gravità. Negli anni Settanta Jacob Bekenstein e Stephen Hawking hanno esplorato i legami tra i buchi neri e la termodinamica. Negli anni Novanta Ted Jacobson ha illustrato i buchi neri come degli ologrammi, le immagini tridimensionali usate per la sicurezza delle nostre carte di credito: tutto ciò che è stato "inghiottito" ed è sparito dentro i buchi neri dell'universo, è presente come un'informazione stampata nell'ologramma, sulla superficie esterna. Juan Maldacena dell'"Institute for Advanced Study" ha costruito un modello matematico dell'universo espresso come un barattolo di minestra in conserva. Tutto ciò che accade dentro il barattolo, inclusa quella che chiamiamo la gravità, è sintetizzato nell'etichetta incollata all'esterno: fuori invece la gravità non esiste.

Pensate all'universo come una scatola dello scrabble (lo scarabeo, ndr), il gioco in cui si compongono parole con le lettere dell'alfabeto. Se agitate la scatola e sparpagliate le lettere a caso, c'è una sola possibile combinazione che può darvi una poesia del Leopardi. Una quantità pressoché infinita di combinazioni non hanno alcun significato. Più scuotete la scatola delle lettere più è probabile che il disordine aumenti via via che le lettere si combinano per ordine di probabilità. Questo è il nuovo modo di vedere la forza di gravità, come una forma di entropia. O un "effetto collaterale della propensione naturale verso il disordine". Se non è chiaro che cosa la sostituirà, e ancora siamo ben lontani dall'immaginare le possibili applicazioni pratiche, su un punto Verlinde è categorico: "Il re è nudo. Da tempo si era capito che la gravità non esiste. Ora è giunto il momento di gridarlo".


Abbiamo letto che l'abbandono di Newton era già stato anticipato dalla relatività di Albert Einstein. Vediamo il perchè:

Dal sito: http://www.racine.ra.it/planet/testi/gravit2.htm

"Nel 1905 uno sconosciuto fisico che lavorava presso l’ufficio brevetti di Berna era passato improvvisamente dall’anonimato alla celebrità; il suo nome era Albert Einstein. In tre articoli che apparvero su una prestigiosa rivista di fisica il giovane Einstein rivoluzionava completamente i concetti di spazio e di tempo dimostrando che spazio e tempo non sono statici e assoluti come affermava Newton ma sono dinamici e relativi. In altre parole lo spazio può restringersi od espandersi e il tempo può dilatarsi o contrarsi a seconda dello stato di moto dell’osservatore; inoltre spazio e tempo sono intimamente legati fra loro tant’è che gli scienziati non parlano più di spazio e tempo bensì di spazio-tempo.

Dopo queste prime fatiche Einstein cominciò a ragionare sulla gravità, cercando di elaborare una nuova teoria che permettesse di superare le difficoltà di cui abbiamo accennato in precedenza.

Nel 1908 un banale incidente contribuì a mettere il grande scienziato sulla pista giusta: un imbianchino cadde da un tetto e precipitò al suolo; per sua fortuna (ma non solo sua) sopravvisse. Appena saputa la notizia Einstein si recò all’ospedale a visitare il malcapitato per sapere che cosa aveva provato nel cadere; l’uomo gli riferì che durante la caduta si era sentito del tutto privo di peso, come se la gravità fosse momentaneamente sparita. Perché l’imbianchino non aveva avvertito la gravità?

Sicuramente abbiamo tutti osservato quelle splendide immagini televisive in cui si vede l’equipaggio dello Space Shuttle in orbita che fluttua liberamente in assenza di peso. Immaginiamo allora un’astronauta all’interno di una navicella che orbita attorno alla Terra; l’uomo è privo di peso, fluttua liberamente e, se lancia una pallina di fronte a sé, la pallina di muove seguendo una traiettoria rettilinea. Se portiamo l’astronauta con la sua navicella sulla superficie terrestre vediamo che le cose vanno molto diversamente; l’uomo sente qualcosa che lo tiene attaccato al pavimento della navicella e se lancia la solita pallina davanti a sé questa cade a terra seguendo una traiettoria curva. Noi spieghiamo questi fenomeni parlando di forza di gravità. Ma la solita domanda continua a ronzarci nel cervello: perché quando si trova nello spazio l’astronauta, al pari dell’imbianchino, non sente la gravità? Non certo perché nello spazio l’influenza della Terra è trascurabile, come a volte si sente dire dai mass-media; al contrario, anche nello spazio l’influenza della Terra è fortissima (ne sa qualcosa la Luna che da più di quattro miliardi di anni è imprigionata dalla gravità terrestre e costretta a ruotare attorno al nostro pianeta). Che differenza c’è allora fra lo spazio e la superficie terrestre?

C’è una grandissima differenza: la superficie terrestre impedisce alla navicella e all’astronauta di fluttuare liberamente e, in questo caso, appare la gravità. Ormai sentiamo di essere vicini alla soluzione del mistero.

Immaginiamo un ulteriore esperimento: supponiamo di essere all’interno di una casetta sulla superficie terrestre e di lanciare davanti a noi la solita pallina; la pallina cade sul pavimento dopo un certo tempo seguendo una traiettoria curva. Come al solito noi spieghiamo questo fenomeno invocando la forza di gravità. A questo punto cambiamo le carte in tavola; supponiamo che, nell’istante esatto in cui viene lanciata la pallina, sotto la casetta si faccia improvvisamente il vuoto. Di conseguenza la casetta viene a trovarsi in caduta libera, cioè in libera fluttuazione. Ora, rispetto alla casetta, i punti di partenza e di arrivo della pallina e il tempo impiegato a percorrerne la distanza sono esattamente gli stessi ma qualcos’altro è cambiato: la traiettoria è diventata rettilinea.

In altre parole la gravità è sparita!

Ecco la grande intuizione di Einstein: la gravità non esiste, la gravità è un’illusione. Hanno ragione l’imbianchino e l’astronauta ad affermare che non sentono la gravità perché la gravità non esiste; essa appare, come per incanto, quando, per un qualunque motivo (nel nostro caso a causa della superficie terrestre), viene interrotto il movimento naturale di libera fluttuazione.

La libera fluttuazione è il movimento naturale dei corpi; esso viene comandato e regolato direttamente dallo spazio. In genere, quando si parla di spazio, siamo portati a pensare a qualcosa di vuoto, al nulla; in realtà lo spazio va immaginato come una specie di tessuto elastico in grado di deformarsi (analogo a quello utilizzato in quelle pedane dove i bambini, e non, si divertono a saltare). Normalmente lo spazio è piano e i corpi seguono traiettorie rettilinee ma in presenza di materia lo spazio si incurva.

A questo punto diventa subito chiaro perché, ad esempio, la Terra ruota intorno al Sole oppure perché la Luna gira intorno alla Terra. La Terra ruota attorno alla nostra stella non perché il Sole la attrae con una misteriosa forza che noi chiamiamo gravità ma perché il Sole, a causa della sua grande massa, incurva lo spazio circostante e questa curvatura si trasmette fino a grandissime distanze. Di conseguenza la Terra, muovendosi in uno spazio curvo, altro non può fare che seguire una traiettoria curva. Lo stesso dicasi per la Luna.

Riassumendo il connubio fra spazio e materia può essere espresso con la seguente frase: lo spazio dice alla materia come muoversi, la materia dice allo spazio come incurvarsi.

Questa concezione della gravità, pubblicata da Einstein nel 1916 e nota sotto il nome di Teoria della Relatività Generale, mostra una bellezza, una semplicità e soprattutto un’eleganza che hanno dell’incredibile. Invece che essere di fronte a una teoria scientifica sembra di avere a che fare con una sinfonia di Beethoven o ad un valzer di Strauss."


Ricordiamo che in relatività generale, l'interazione gravitazionale è generata dalla curvatura dello spaziotempo creata dalla presenza di corpi dotati di massa o di energia, ed è previsto che si propaghi per mezzo della radiazione gravitazionale, un fenomeno ondulatorio che non richiede di alcun supporto materiale per diffondersi nello spazio, e che viaggia alla velocità della luce. Il campo gravitazionale è un campo tensoriale, rappresentato matematicamente da un tensore metrico, legato alla curvatura dello spazio-tempo attraverso il tensore di Riemann.

Nell'articolo originale su "La repubblica" non vi erano nel titolo i punti interrogativi, che ho voluto aggiungere, e nel prossimo POST, vi spiegherò il perchè di questa mia scelta.

Un caro saluto

Alessandra

mercoledì 18 agosto 2010

Le diciannove nuove idee della scienza secondo il fisico quantistico Michael Brooks


Il fisico quantistico Michael Brooks elenca le teorie più interessanti (e affascinanti) degli ultimi anni. Da un articolo su "IL POST" del 17 agosto 2010.

Michael Brooks è un fisico inglese che si occupa di meccanica quantistica. Collabora con la rivista New Scientist e ha scritto per il Guardian, l’Observer, l’Independent. Ha tenuto conferenze all’Università di New York, al Museo Americano di Storia Naturale e all’Università di Cambridge, e partecipa regolarmente a un programma radiofonico di BBC 6, in cui spiega (o cerca di farlo) i misteri dell’universo. Per New Statesman ha scritto una lista di diciannove nuove idee della scienza — o vecchie idee che hanno fatto passi avanti. La realizzazione di alcuna di queste teorie sembra vicina e possiamo già vederla all’orizzonte, altre sembrano ancora fantascienza. Ovviamente le cose sono spesso più articolate e complesse di come vengono descritte, e tutte meriterebbero maggiori e più precisi approfondimenti per poter essere descritte in modo completo. L’intenzione di Brooks però è puramente divulgativa e l’obiettivo è raggiunto: il racconto di come la scienza sta cambiando è decisamente affascinante, anche per chi non ha alle spalle un’adeguata preparazione.

Gli esseri umani si stanno ancora evolvendo
Noi non ce ne accorgiamo perché avviene lentamente, ma il nostro codice genetico è ancora in continua evoluzione. Due esempi: la presenza di un gene che aumenta la fertilità sta aumentando in Europa, mentre quello per digerire il lattosio si sta diffondendo dai paesi dell’est a tutto il mondo. E ovviamente ci sono i cambiamenti in reazione alle malattie. Le persone con un particolare codice genetico sono più inclini a sopravvivere a malaria e HIV, e quasi tutti gli umani stanno perdendo il gene caspasi, perché rende più vulnerabili alle infezioni batteriche.

Il tempo non esiste
C’è un problema nella coesistenza delle teorie che gli scienziati stanno formulando per arrivare a una “teoria del tutto”: il tempo, che in ognuna di queste teorie funziona in modo diverso. Nella relatività non viene misurato mentre nella teoria dei quanti non si prende nemmeno in considerazione il fatto che questo debba venire misurato. La soluzione radicale al problema è considerare il tempo come una cosa che gli esseri umani si sono inventati, per nulla fondamentale e definita nei processi dell’universo.

Questo è solo uno dei tanti universi
Ci sono cose del nostro universo che sembrano essere così e basta. Non si sa da cosa dipenda il valore della forza di gravità, e questo non sarebbe un problema se il valore non fosse quello perfetto per permettere la vita sul nostro universo, quasi come se qualcuno l’avesse deciso a tavolino. Ma, dato che questa è chiaramente una spiegazione a cui gli scienziati non sono affezionati, hanno ipotizzato un’altra soluzione: il nostro è solo uno di tantissimi universi — tutti differenti tra loro — tra cui noi non possiamo muoverci. Questa eliminerebbe la “specialità” delle condizioni di questo universo: è chiaro che è perfetto per noi, altrimenti non saremmo qui per vederlo.

Potremmo essere in grado di fermare l’invecchiamento
Esperimenti su diversi animali, come topi e vermi, hanno dimostrato che bloccando o modificando dei geni è possibile rallentare molto la velocità dell’invecchiamento. Ed esistono anche modi meno tecnologici per farlo: seguire diete particolari o iniettare ormoni nel corpo potrebbero portare allo stesso risultato. La questione è naturalmente una delle più controverse in ambito scientifico, ma non ce ne dovremo preoccupare ancora per parecchio: molti biologi dicono che si tratti ancora di un miraggio, e sostengono che non riusciremo mai a contrastare la morte delle cellule. La lotta contro l’invecchiamento è comunque passata da “impossibile” a “enormemente difficile”.

Stanno arrivando gli uomini potenziati
Tra una o due generazioni gli esseri umani avranno una scelta da fare: potenziare o meno i proprio bambini? Un gruppo di scienziati guidato da Raymond Kurzweil sostiene che stiamo per entrare in un’era dove sarà protagonista la Singolarità, in cui le nostre capacità mentali e fisiche potranno essere migliorate con l’uso della tecnologia. La ricerche sono ovviamente iniziate con l’intento di prevenire sul nascere le malattie, ma si sono ben presto allargate al superamento dei nostri limiti: impianti nella retina per migliorare la vista o nel cervello per aumentare la memoria. E le diagnosi del codice genetico degli embrioni in vitro danno già la possibilità di selezionare bambini che possano poi donare a fratelli malati; da qui a selezioni più specifiche il passo è breve.

Tutto è informazione
L’universo potrebbe essere una semplicissima ma sterminata rete di “atomi d’informazione”. Allo stesso modo del codice binario con cui lavora un computer, i processi della natura potrebbe essere stabiliti da decisioni che hanno come risposte possibili unicamente il sì e il no: “Il fotone passa per questo punto?”. E così via. L’universo sarebbe quindi un gigante sistema informatico, una visione che semplificherebbe e renderebbe comprensibile il modo con cui funzionano le cose.

Comprendere la nostra coscienza non è più un sogno
La conoscenza sempre maggiore del nostro cervello e i modelli disegnati al computer potrebbero pian piano svelarci come sia possibile che quella roba spugnosa nel nostro cranio crei la nostra coscienza di esseri umani. In particolare, è osservando le conseguenze della morte di piccoli frammenti di cervello che i biologi stanno cercando di comprendere come funzioni: depressione, schizofrenia e autismo sono malattie che derivano dalla distruzione di piccole parti del cervello, e studiarle potrebbe portarci a comprendere il nostro funzionamento. Ci vorranno forse cent’anni, ma è molto probabile che durante il viaggio si riescano a scoprire diverse cose interessanti.

Non sappiamo di cosa sia composta la maggior parte dell’universo
L’universo è in buona parte formato da qualcosa che non riusciamo a comprendere. Secondo la nostra concezione delle cose, le galassie girano troppo velocemente per riuscire a tenere aggregate le stelle di cui sono composte. Ma, dato che quelle galassie compatte lo sono, significa che deve esistere qualcosa di extra gravitazionale che le tiene al loro posto. Gli scienziati chiamano questo qualcosa materia oscura, che dovrebbe formare circa un quarto della massa dell’universo. I restanti tre quarti sono formati invece da energia oscura, che spinge l’espansione dell’universo. Riguardo alla materia oscura, gli scienziati sono ancora parecchio confusi: sanno quali sono i suoi effetti, ma non sanno né da dove venga né di cosa sia composta: è quindi necessario che la materia oscura preveda l’esistenza di particelle che non abbiamo ancora scoperto, ed è questo l’obiettivo a cui sta puntando il Large Hadron Collider di Ginevra. Riguardo all’energia oscura, gli scienziati sono messi peggio ancora: si sa solo che non arriva né da particelle sconosciute né dallo spazio che c’è tra di loro.

Potremmo essere vicini al comprendere la massa
L’eccitazione dei fisici del Large Hadron Collider al Cern di Ginevra è legata alla possibilità di scoprire il bosone di Higgs — chiamato anche particella di Dio — l’unica prova che ci manca per dimostrare una delle migliori teorie sulla fisica delle particelle. Il bosone di Higgs dovrebbe infatti esercitare una forza su certi tipe di particelle, in modo che queste diventino massa, la proprietà della materia che risponde alla gravità e alle altre forze esterne. Quello che succederà al Cern è fondamentale: se il bosone venisse scoperto la teoria verrebbe confermata, ma se questo non dovesse accadere metterebbe in dubbio una buona fetta delle convinzioni della scienza.

Preparatevi agli alieni
È sempre più probabile che la nostra generazione sia quella che scoprirà la vita su un altro pianeta. Certo, non forme di vita intelligente ma microbi, e scusate se è poco. Con la tecnologia che avanza sempre più velocemente, ogni anno si scoprono decine e decine di nuovi pianeti fuori dal nostro sistema solare, e i mezzi di rilevamento (fotografico e non) in grado di individuare la presenza di vita su un pianeta stanno migliorando. Se trovassimo organismi viventi su un altro pianeta sarebbe evidentemente una scoperta epocale, significherebbe che esiste più di un’evoluzione possibile nell’universo. Scienziati e filosofi stanno già discutendo su cosa dovremmo fare in caso di una scoperta del genere.

Gli esseri umani non sono speciali
Finora i ricercatori hanno trovato solo tre geni che appartengono esclusivamente agli esseri umani. Altri primati hanno le cellule del cervello identiche alle nostre, quello che sappiamo fare in più di loro è solo una versione evoluta dei loro “giochetti”. Gli scimpanzè dimostrano moralità, gli elefanti empatia. I corvi usano oggetti, i delfini hanno delle comunità culturali, anche le salamandre hanno caratteri diversi una dall’altra. Nessuno usa il linguaggio come noi, ma i gesti degli orango-tango e dei bonobo ci vanno molto vicini. In conclusione: siamo i primi della classe, ma non siamo in un’altra classe.

Nasciamo credenti
Esperimenti neuroscientifici hanno dimostrato che siamo naturalmente portati a credere alle entità invisibili. Il cervello umano si è evoluto ipotizzando una spiegazione vivente per ogni fenomeno: siamo discendenti di decine di genereazioni che, se dietro un cespuglio in movimento non vedevano un predatore, pensavano istintivamente alla presenza di uno spirito maligno.

La maggior parte della Terra è inesplorata
È probabile che ci siano ancora molte cose che non sappiamo del nostro stesso pianeta. L’oceano copre il 70 per cento del pianeta e ha una profondità media di 4 chilometri. La maggior parte è ancora inesplorato, e ogni volta che i ricercatori scendono in profondità scoprono nuove specie e nuove formazioni geologiche, spingendo gli scienziati a riconsiderare i loro studi sulle condizioni che possono portare alla vita.

L’albero della vita è una rete
Prima ci immaginavamo l’albero della vita come una serie di rami che si diramano in altri rami, con alla base di tutto un unico antenato comune. Ora abbiamo invece capito che l’evoluzione della vita è ben più complessa di così: gli animali non si evolvono creando nuovi rami, ma spostandosi da un ramo all’altro, formando cioè una rete. Questo significa che la biologia ha davanti a sé un futuro interessante, in cui non dovrà più limitarsi a catalogare le specie e comprendere la selezione naturale, ma analizzare i meccanismi della natura e la loro imprevedibilità.

C’è più di una strada per arrivare alla teoria finale
Quello a cui stanno puntando molti fisici è una teoria delle teorie, qualcosa di breve che racchiuda la spiegazione a tutti i fenomeni. Per anni la teoria più accreditata è stata quella delle stringhe, che cercava di spiegare l’universo con vibrazioni di anelli d’energia, ma ora altri fisici hanno iniziato a proporre altre teorie. La gravità quantistica a loop, la gravità quantistica discreta lorentziana, la quantum graphity, tutte teorie che verranno testate nei prossimi anni.

È possibile fare esperimenti importanti in piccoli laboratori
È stato scoperto che le particelle in cristalli e bolle di elio liquido seguono le stesse leggi di qualcuna delle particelle fondamentali presenti in natura. Questo le rende ideali per simulare sistemi più grandi, rimpiazzando così le enormi e iper-tecnologiche macchine dei fisici. Questo significa che in futuro anche gli scienziati che lavorano in piccoli laboratori negli scantinati potranno svolgere lavori e progetti simili a quelli dei loro colleghi più blasonati, all’opera su costosi acceleratori di particelle.

La rivoluzione del grafene è arrivata
La mina di una matita cambierà il futuro dell’industria elettronica. O, meglio, la scoperta che Andre Geim ha fatto nel 2004 analizzando la grafite della matita lasciata su un foglio. Geim ha scoperto che sul foglio era rimasto uno strato monoatomico (quindi dello spessore di un solo atomo) di atomi di carbonio legato tra loro esagonalmente. I test seguenti hanno dimostrato che questo grafene ha proprietà straordinarie: è dieci volte più forte dell’acciaio e, usato come conduttore, perde per strada molta meno energia di un chip medio usato dai computer attuali. Quando ne verrà affinata la produzione, verrà usato per costruire transistor che consumano poca energia. Come se non bastasse, il grafene è anche trasparente alla luce, il che rende ideale il suo uso nelle fibre ottiche e nei sistemi a cui sono collegate. I ricercatori stanno già lavorando su telecomunicazioni, televisori e pannelli solari basati sul grafene.

Il linguaggio è la chiave del pensiero
Negli anni Sessanta Noam Chomsky formulò l’idea che tutti i linguaggi umani si basano su impostazioni del cervello già presenti alla nascita. Negli ultimi anni, diverse ricerche etnografiche hanno tentato invece di dimostrare che non è così, spiegando che nulla è pre-programmato. Il modo di pensare delle diverse culture e il loro linguaggio sarebbero legati indissolubilmente, e uno influenzerebbe l’altro.

Gli origami di DNA potrebbero cambiare il mondo
Sembra una ricetta culinaria: prendete qualche centinaia di stringhe di DNA, alteraratele chimicamente e legatele in punti diversi. Poi unitele tutte e usate qualsiasi tecnica disponibile per far sì che quei legami funzionino. Alla base del DNA origami c’è la volontà di costruire macchine e computer molto più piccoli di quelli attuali, proprio attraverso la costruzione di nanostrutture formate da legami di DNA.

Personalmente, aggiungerei, a queste, una ventesima idea, che sebbene non ha ancora incontrato il 100% dell'approvazione della comunità scientifica internazionale, sta alimentando un interessante dibattito; e mi riferisco al fatto che a detta di Erik Verlinde, un celebre scienziato olandele, il cui nome è legato alla teoria M delle superstringhe, "La gravità di Newton non esiste; la sua teoria è un'illusione". E su questo argomento ho fatto il post successivo del 02-09-2010.

Un caro saluto

Alessandra

lunedì 26 luglio 2010

Il vero senso del messaggio evangelico.


Lc 10,25-37
In quel tempo, un dottore della legge si alzò per mettere alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso» .


Innanzi tutto, occorre fare una premessa e rispondere a una domanda di base, dal punto di vista delle neuroscienze e non della metafisica ellenistica:

AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO. Si può comandare l’amore?


Per rispondere alla domanda “Se l’amore è un sentimento, come può essere un comandamento?”, prendiamo spunto dalla relazione di PIERO STEFANI, (In un convegno a Milano, organizzato da Biblia, il 13 novembre 2005). Il relatore ci ricorda che «Ama il prossimo come te stesso» (Lv 19,18) era già presente nel vecchio testamento. Nel precetto del Levitico, però, il verbo amare REGGE ECCEZIONALMENTE IL DATIVO. Ciò avviene perché ha a che fare con l'operatività. Il comandamento, infatti, significa: AGISCI amorosamente verso il tuo prossimo. Se traduciamo, allora, il comandamento come AGISCI caritatevolmente, lo collochiamo nell’ambito del LIBERO ARBITRIO, della VOLONTA’ e quindi della RAGIONE. Con questa interpretazione non vi è l’alibi di non riuscire, a volte, ad amare il prossimo. Con la ragione puoi importi di rispettare la legge umana o divina (ovvero agire caritatevolmente), anche se i tuoi sentimenti irrazionali inconsci sono momentaneamente contrari (come nel racconto di Dostoevskij, quando Ivan Karamazov, l’intellettuale tormentato e ateo, confessa al fratello Alioscia, novizio in un monastero ortodosso, la sua incapacità di amare il prossimo: "Devo confessarti una cosa. Io non ho mai potuto capire come si possano amare i nostri prossimi. Secondo me sono proprio i prossimi che non si possono amare; gli altri, i lontani, forse sì, si possono amare. Per amare una persona, occorre che essa si nasconda, perché appena fa vedere il suo vero viso, l’amore scompare").

Gesù, in questo passo del vangelo, ha cambiato radicalmente il concetto di “prossimo”. Prossimo, nel mondo ebraico, era colui a cui era indirizzata la carità. Ebbene, per Gesù, prossimo è colui che ha compassione e che traduce in azioni caritatevoli questa compassione; quindi prossimo non è colui al quale dirigo la mia carità, ma sono io.
E l’evangelista Luca lo presenta nella parabola molto conosciuta e molto amata del Samaritano.
Vediamola. “Un dottore della legge”, cioè un esperto, negli altri vangeli si chiamano scribi, sono i teologi ufficiali del magistero di Israele, “si alzò per ...”, non è per metterlo alla prova, ma “per tentare Gesù”. Il verbo è lo stesso che l’evangelista ha adoperato per le tentazioni di Gesù da parte del diavolo nel deserto.
Quindi il grande difensore della legge, in realtà per l’evangelista, non è altro che uno strumento del diavolo.
E gli chiede: “«Maestro»”, ecco la falsità tipica delle persone religiose, lui non vuole apprendere, lui vuole condannare, vuole mettere una trappola a Gesù. E chiede cosa deve fare per avere la vita eterna. Gesù gli risponde in maniera molto distaccata, molto ironica. Immaginiamo che questa persona è una che ha dedicato tutta l’esistenza alla conoscenza, alla lettura e all’interpretazione della sacra scrittura. E gli chiede “«Che cosa sta scritto nella legge»”, e poi, soprattutto, «Che cosa vi leggi?»”, cioè che cosa capisci?
Perché non basta leggere la Bibbia, bisogna anche capirla. Se non si mette come primo valore il bene dell’uomo, la Bibbia può essere letta, riletta, predicata, annunziata, ma non si capirà. Il dottore della legge risponde con quello che era il credo di Israele, tratto dal Libro del Deuteronomio, cap. 6, e ci aggiunge il precetto del Levitico. Quindi all’amore a Dio con tutta l’anima, un amore assoluto, la carità per il prossimo che è relativo, “«come te stesso»”.
E Gesù dice “«Hai risposto bene; fa questo è vivrai. Ma quello, volendo giustificarsi …»”. Perché giustificarsi? All’epoca di Gesù c’era un grande dibattito tra le scuole rabbiniche su chi fosse il prossimo. Si andava dalla concezione più ristretta, “il prossimo è soltanto colui che appartiene al mio clan familiare o alla mia tribù”, a quella più larga che includeva nel prossimo anche lo straniero che abitava dentro i confini di Israele.
E quindi il fatto che voglia giustificarsi significa che questo dottore della legge è per l’interpretazione più restrittiva. Ed ecco stupenda la parabola di Gesù. “«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico»”, da 800 e più metri d’altezza sul livello del mare, Gerico è a 258 metri sotto il livello del mare, in pochi chilometri; è un percorso difficile, disagiato e un luogo pericoloso.
L’uomo cade in mano ai banditi che lo lasciarono moribondo. In quella strada, in quelle condizioni la morte è certa, a meno che non capiti provvidenzialmente qualcuno. Infatti, provvidenzialmente – questo che qui è tradotto con ‘per caso’, significa fortunatamente e Gesù aumenta l’attenzione nei suoi ascoltatori – “«Un sacerdote scendeva»”, è importante l’indicazione che sta scendendo. Gerusalemme era la città dove c’era il tempio e Gerico una città sacerdotale.
I sacerdoti salivano a Gerusalemme per entrare in servizio presso in tempio e per una settimana dovevano essere pienamente puri per officiare di fronte al Signore, quindi non abbiamo qui un sacerdote che sale a Gerusalemme, ma che scende. E’ stato a contatto con il Signore per una settimana. E’ pienamente puro; meglio non poteva capitare.
“«Scendeva per quella medesima strada e quando lo vide … »”, la salvezza è imminente. Ed ecco la doccia fredda, “«Passò oltre»”. Perché? E’ insensibile? E’ disumano? No, peggio: è una persona religiosa, e secondo la sua religione, la sua legge, il libro del Levitico e dei Numeri gli impedivano di toccare un morto. A lui, che era sacerdote, impedivano di toccare anche il cadavere dei propri genitori.
Quello che Gesù sta mettendo in questione è una faccenda molto seria. La legge va osservata anche quando è causa di sofferenza per gli uomini? Quando c’è conflitto tra la legge divina e il bene dell’uomo, cosa si fa? Il sacerdote non ha dubbi: viene prima la legge divina e poi il bene dell’uomo. Ugualmente un levita, cioè gli addetti al culto.
E quindi per l’uomo, poveretto, non c’è più nessuna speranza. Non solo non c’è nessuna speranza, ma cosa succede? “«Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide»”, i Samaritani erano nemici dei giudei. Ogni volta che si incontrarono c’era la lite ci scappava il morto. Qui,» figuriamoci, c’è un Samaritano che vede un suo nemico mezzo morto, cosa farà? Lo accopperà.
“«Lo vide»”, ed ecco, clamoroso, “«ne ebbe compassione»”. Il verbo ‘avere compassione’ è un verbo tecnico che indica un’azione divina con la quale il Signore restituisce vita a chi non ce l’ha. Si distingue tra ‘avere compassione’, azione divina, e ‘avere misericordia’, azione umana.
Avere compassione in questo Vangelo appare tre volte, quando Gesù vede il figlio morto della vedova di Nain, ne ebbe compassione e lo risuscita, quando il Padre del figliol prodigo vede il figlio ne ha compassione e gli restituisce la vita. Ebbene l’unico personaggio al quale viene attribuita un’azione divina è proprio quello è considerato il più lontano da Dio, un nemico di Dio, un rivale di Dio.
Gesù sta rispondendo alla domanda “chi è il credente”? E’ colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi o colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo? La risposta è molto chiara.
“«Lo vide. Gli si fece vicino»”, se ne prende cura in maniera addirittura esagerata, si fa servo di quest’uomo. Ed ecco la domanda finale di Gesù al dottore della legge. “«Chi di questi tre»” – allora abbiamo un sacerdote, un levita e un Samaritano – “«ti sembra sia stato prossimo?»”
Lui aveva chiesto “Chi è il mio prossimo?” Invece Gesù, capovolge la domanda e gli chiede “chi sia stato prossimo”. Questo voluto capovolgimento di domanda indica che l’importante non è amare il prossimo (o averne carità), ma capire cosa fare per diventare prossimo per chi ne ha bisogno.
E quando lo scriba rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: “«Va e anche tu fai così»”. E ancora una volta, Cristo ribadisce, in modo lapalissiano, che si tratta di fare azioni concrete e non solo di provare sentimenti, senza conseguenze pratiche per chi ne ha bisogno.


La riprova di questa interpretazione sta nel passo del vangelo di Matteo, 25,
in cui si ribadisce che anche il NON AGIRE con carità, è GRAVE PECCATO:

31 "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, allora siederà sul suo trono di gloria.
32 E tutte le nazioni saranno convocate davanti a lui. Separerà le persone come un pastore separa le pecore dalle capre,
33 e metterà le pecore alla sua destra e le capre alla sua sinistra.
34 "Poi il Re dirà a quelli della sua destra: "Venite, benedetti da mio Padre, entrate nel Regno preparato per voi fin dall'inizio del mondo.
35 Perché avevo fame, e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell'acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa,
36 ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato ed in prigione e siete venuti a trovarmi!"
37 "Queste persone giuste risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere?
38 Quando mai eri straniero e ti abbiamo aiutato? O eri nudo e ti abbiamo dato degli abiti?
39 E quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?"
40 "Ed il Re risponderà loro: "Quando lo avete fatto anche per l'ultimo di questi miei fratelli, lo avete fatto per me!"
41 "Poi dirà ai malvagi alla sua sinistra: "Andatevene, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli;
42 perché avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere,
43 ero straniero e non mi avete dato ospitalità, ero nudo e non mi avete dato dei vestiti, ero malato e in prigione e non siete mai venuti a farmi visita!"
44 "Allora quelli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato, straniero o nudo, malato o in prigione, e non ti abbiamo aiutato?"
45 "Ed egli risponderà: "Tutto quello che non avete fatto per aiutare anche l'ultimo di questi miei fratelli, non l'avete fatto neanche per me!"
46 "E questi se ne andranno nella punizione eterna, mentre i giusti entreranno nella vita eterna".

In conclusione, Cristo non solo ha sottolineato la corretta interpretazione del passo del LEVITICO "AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO", come AZIONE VERSO I BISOGNOSI e non come SENTIMENTO; ma ha capovolto il CONCETTO DI PROSSIMO. Il prossimo siamo NOI e dobbiamo divertarlo giorno, per giorno, nei confronti dei nostri fratelli più bisognosi.

Purtroppo, nel vangelo di San Giovanni (scritto intorno all'anno 100, e quindi quando l'apostolo Giovanni doveva avere teoricamente circa 90 anni; ed intriso di filosofia gnostica di quel tempo), il concetto precedente esposto, in modo così chiaro, viene travisato e si attribuiscono a Cristo le parole "Vi dò un comandamento nuovo: che vi amate gli uni gli altri". In realtà Cristo non aveva nemmeno pronunciato l'equivalente "Ama il prossimo tuo come te stesso", perchè questa frase del levitico l'aveva pronunciato lo SCRIBA; e Cristo ne aveva corretto il significato. Cristo non poteva affermare una stupidaggine simile, in quanto i sentimenti non si possono comandare.

La cosa grave è che il concilio di Nicea, voluto politicamente dall'Imperatore Costantino per unificare le tante interpretazioni del vangelo, scelse ERRONEAMENTE come canonici i tre vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) e il vangelo (detto di San Giovanni) che non si limitava a raccontare gli episodi, ma li voleva interpretare alla luce della filosofia gnostica di quel tempo (spesso travisandoli). Quando circa sessantanni dopo Sant'Agostino (Plotiniano, neoplatonico) si convertì al cristianesimo, trovò la sua metafisica molto più congeniale con il vangelo di San Giovanni, e su questo, più che sugli altri tre vangeli sinottici, fondò la sua teologia. Il danno irreparabile arriva fino ai nostri giorni; e nemmeno la dottrina di San Tommaso d'Aquino (metafisico aristotelico) cambia la situazione.

giovedì 27 maggio 2010

Il Vaticano critica la cellula artificiale «Prodotto umano, ma solo Dio crea vita»


Da un articolo sul Corriere della Sera del 26 Maggio 2010:

Zygmunt Zimowski: «Importante risultato scientifico.
Ma è improprio definirla atto creativo. Va monitorata»


«Solo Dio crea, l'uomo produce». Il Vaticano interviene nel dibattito che si è creato intorno alla notizia della cellula sintetica sviluppata da Craig Venter, il ricercatore statunitense da tempo in competizione con gli scienziati del Progetto genoma per arrivare al sequenziamento del Dna. E che ora ha sviluppato un Dna completamente sintetico. Come detto da lui e riportato su Science: «la prima cellula sintetica mai creata, totalmente derivata da un cromosoma sintetico, costruita con quattro bottiglie di composti chimici su un sintetizzatore a partire da informazioni elaborate al computer». Ma il Vaticano corregge: La cellula sintetica prodotta in laboratorio dall'équipe di Craig Venter, non può assolutamente essere definita come «creazione della vita». La cellula in questione è un prodotto tecnico dell'uomo. Si tratta di «biologia sintetica».

PRODOTTO UMANO - A prendere posizione è il Presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari, mons. Zygmunt Zimowski, che ha rilasciato una dichiarazione in merito al dibatto che si è aperto in questi giorni alla Radio Vaticana. «Stando a quanto sinora reso pubblico in merito alla cosiddetta cellula sintetica - ha affermato Zimowski - si può certamente definirla un importante risultato tecnico della ricerca scientifica. E questo dobbiamo ammetterlo. È invece improprio, e vorrei ribadirlo, è improprio definire la realizzazione di questa cellula come un atto creativo o come la creazione della vita». «Non dobbiamo parlare di creazione: solo Dio crea, l'uomo produce. Questo è un prodotto umano, non una creazione. Si tratta, senza nulla togliere al valore dei ricercatori, di una modifica di quanto già esistente, dunque, di biologia sintetica».

L'IMPREVEDIBILE - La cellula sintetica, sostiene l'arcivescovo polacco, rilancia due questioni fondamentali: «Il cosiddetto rischio dell'imprevedibile, legato a novità di questo livello, e l'indissolubilità del binomio scienza-etica», dice mons. Zygmunt Zimowski. «Dobbiamo sempre rispettare il binomio scienza-etica e sarà, dunque, necessario che il proseguimento delle ricerche su tale cellula sia accuratamente monitorato». Quindi il rappresentante vaticano ha osservato: «Vorrei aggiungere ancora che - come è già avvenuto per il genoma umano con la costituzione dell'Elsi-Ethical, legal, and social issues - per il suo futuro impiego sarà necessario mettere a punto un apposito progetto parallelo che vada cioè di pari passo con il progredire della sperimentazione, valutandone l'impatto etico, legale e sociale».


RIFLESSIONI:
SINTETICO (significato) = Di prodotto ricavato artificialmente per sintesi.
Finora, nessun prodotto sintetico, di tipo animale, si autoriproduceva. Non solo: in questo caso i discendenti si potranno accoppiare con cellule non sintetiche e generare altri organismi.
E questi organismi come li definiremo? …..SEMISINTETICI, o sintetici al 30%, al 60%, al 90% ?
E se sostituiremo il DNA di un ovulo fecondato umano, con un DNA completamente sintetico, cosa otterremo? …Un UOMO sintetico, con minor diritti dei nostri, ma che si potrà accoppiare con donne non sintetiche? ……. Certo poi sorgerà il problema di stabilire se hanno un’anima o meno.
Qualche esponente del Vaticano, nella sua ingenuità, vorrebbe far nascere un nuovo tipo di RAZZISMO, ancora più pericoloso.
In ogni caso, è lapalissiano che questi tipi di esperimenti si faranno anche in Cina (hanno già realizzato ibridi di uomo e coniglio), senza che nessuna autorità internazionale potrà vietarli. Per cui è meglio accettarli e, semmai, preparare delle contromisure (tipo antivirus).


Alessandra

mercoledì 26 maggio 2010

Il lungo cammino per diventare homo - interessante apertura della Chiesa Cattolica



Sull'Avvenire del 23 Maggio 2010, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, è stato pubblicato questo interessante articolo di FIORENZO FACCHINI, che conferma l'apertura della Chiesa Cattolica nei confronti dell'evoluzionismo.

Il desiderio di conoscere le origini e il passato dell’uomo non risponde solo a una curiosità di ordine scientifico. È chiamata in causa la nostra identità umana. Spesso i nuovi fossili sono annunciati come anelli di congiunzione, una espressione impropria, da abbandonare, perché l’evoluzione non è stata lineare. Oltre ai fossili assumono interesse le ricerche sul Dna antico e le comparazioni fra il Dna dello scimpanzé e quello dell’uomo. A livello biomolecolare le differenze tra il genoma umano e quello dello scimpanzé sono molto piccole (intorno all’1%). Ciò suggerisce che la linea evolutiva umana si sia differenziata da quella dello scimpanzè a partire da antenati comuni che vissero in territorio africano.

LA CULLA AFRICANA
Il problema diventa quello di individuare quando sia avvenuta la divergenza tra le due linee: antropomorfe (Panini, Gorilli) e Ominini (preumani e umani), ma la culla rimane l’Africa. Su questo concorda sia l’approccio paleoantropologico che quello biomolecolare. Attualmente la divergenza viene collocata intorno a 7 milioni di anni fa. Vicini alla divergenza, ma incamminati verso la linea umana, vengono considerati il Sahelantropo del Chad (6-7 milioni di anni fa) e l’Orrorin tugenensis del Kenya (6 milioni di anni fa) perché dimostrano tendenze evolutive verso il bipedismo che caratterizza la linea evolutiva umana e compare nelle forme preumane, gli Australopiteci, i quali peraltro praticavano anche l’arrampicamento. Tra questi una particolare importanza assumono l’Ardipiteco (4,4 milioni di anni fa) e l’Australopiteco afarense o Lucy (3,5 milioni di anni fa).

Homo, oltre a essere caratterizzato da un bipedismo ormai perfetto, ha una maggiore capacità cranica, una dentatura ormai umana, con riduzione dei canini e dei premolari e molari, e utilizza la mano per fabbricare strumenti in modo sistematico e progressivo (industria del ciottolo: chopper e chopping tools). I più antichi rappresentanti del genere Homo sono riferiti a Homo habilis/rudolfensis. La specie Homo habilis fu coniata nel 1964 da Leakey, Tobias, Napier per alcuni reperti trovati a Olduvai in Tanzania. Ad esso furono anche riferiti reperti simili, ma più cerebralizzati, trovati nel 1972 in Kenya a est del lago Turkana (il lago ex-Rodolfo) e successivamente rinominati come Homo rudolfensis. Il passaggio a un livello più evoluto (maggiore capacità cranica, una certa robustezza nel cranio e nella mandibola) porta alla specie Homo erectus, che per l’Africa viene chiamata ergaster (artigiano) a partire circa da 1,6 milioni di anni fa. Ma per un certo tempo habilis ed ergaster hanno convissuto. L’industria litica è più elaborata. Continua quella su ciottolo e compaiono i bifacciali, caratterizzati da lavorazione su entrambe le facce e sui margini, praticata in modo simmetrico, rivelatrice del concetto di simmetria.

LA PRIMA USCITA DALL’AFRICA

Le uscite dell’umanità dall’Africa verso gli altri continenti sono state più di una. Molto probabilmente la più antica risale a 1,7 milioni di anni fa. Troviamo infatti a Damnissi, in Georgia, un deposito risalente a quell’epoca con numerosi resti umani che appaiono sia morfologicamente che cronologicamente intermedi tra Homo habilis e Homo ergaster. Li accompagna un’industria su ciottolo. Probabilmente attraverso la regione del Caucaso, in varie ondate migratorie, l’uomo si è portato in Asia ed Europa. Una tappa poteva essere la Palestina, dove a Ubeidiya è segnalata una mandibola di circa 1,3 milioni di anni fa. In Africa l’umanità di oltre un milione di anni fa è rappresentata in vari siti: Olduvai (Tanzania), Buia (Eritrea), Daka (Etiopia). I reperti ricordano aspetti morfologici di Homo ergaster/erectus. Nella loro discendenza si ammette anche una forma, Homo antecessor, a cui si potrebbero ricollegare sia i precursori dei Neandertaliani europei, attraverso Homo heidelbergensis di 600.000 anni fa, sia il sapiens arcaico, che si ritrova in Africa intorno a 150.000 anni fa (Idaltu, Etiopia) e si è poi portato in Eurasia passando per il Vicino Oriente.

POPOLAMENTO DELL’EURASIA

A Ceprano, nel Lazio, e Atapuerca, in Spagna, sono segnalati reperti di uomini vissuti 800.000 anni fa. L’uomo della Gran Dolina di Atapuerca potrebbe avere avuto nella sua discendenza Homo heidelbergensis. Presenta infatti nella morfologia craniale qualche tratto che si ritroverà nei Neandertaliani, i grandi dominatori dello scenario europeo fino a 30.000 anni fa. Ancora più evidenti vari aspetti neandertaliani nella faccia di alcuni reperti di Atapuerca (Sima de los huesos) e Tautavel (Pirenei) di 400.000 anni e in altri dell’Europa centrale fino a 100.000 anni fa, quando si ritrovano i Neandertaliani classici. I Neandertaliani affrontarono ambienti rigidi dal punto di vista climatico giungendo fino ai Monti Altai nella Siberia. Nella loro espansione, intorno a 130.000-100.000 anni fa, si portarono nel Vicino Oriente e anche nell’attuale Iraq e nell’Uzbekistan. Nel frattempo Homo erectus si era irradiato in varie regioni dell’Est asiatico: ricordiamo Longuppo, Yunxian, Chou-kou-tien, con il ben noto giacimento del Sinantropo di Pechino, e nell’isola di Giava la bella serie dei Pitecantropi. In Indonesia, nell’isola di Flores, nel 2004 e 2005 c’è stata la sorprendente scoperta di probabili discendenti del Pitecantropo, riferibili a un’epoca tra 74.000 e a 18.000 anni fa. È una forma umana di piccole dimensioni (alti circa un metro con una capacità cranica di 400 cc), accompagnata da utensili, ricollegabile forse a fenomeni di insularità. Vengono considerati discendenti dei Pitecantropi e indicati come Homo floresiensis.

I DIRETTI ANTENATI DI HOMO SAPIENS
L’uscita dell’uomo moderno dall’Africa è avvenuta, forse in diverse ondate, fra 150.000 e 60.000 anni fa. Esso si ritrova in Palestina nella forma arcaica a El-Zuttiye 150.000 anni fa. Anche le analisi biomolecolari depongono per queste uscite dall’Africa verso rotte europee e i grandi spazi dell’Asia centrale, fra cui quelli lasciati liberi dalle glaciazioni. La coesistenza di forme neandertaliane e moderne nel Vicino Oriente a partire da 100.000 anni è ben accertata. In alcuni casi si ha anche comunanza di cultura, quella musteriana. L’uomo anatomicamente moderno si diffonde in Europa dalle regioni orientali intorno a 40.000, 30.000 anni fa e piuttosto rapidamente sostituisce i Neandertaliani per fattori ancora non bene conosciuti. Ma non si deve pensare a genocidi. Non sono da escludere parziali incroci fra le due popolazioni. Alcuni reperti di tipo moderno del Paleolitico superiore (come il bambino di Velho, in Portogallo, e vari reperti della Romania e della Moravia) mostrano qualche aspetto neandertaliano. Caratteri neandertaliani attenuati appaiono già nella donna di Tabun (Israele) che è molto più antica (intorno a 120.000 anni fa), forse per qualche mescolanza con l’umanità moderna proveniente dall’Africa. Del resto la presenza dell’uomo moderno nella grotte di Qafzé e di Skhul in Israele risale a epoca molto antica (90.000 anni fa). C’erano tutte le condizioni per qualche mescolanza di popolazioni. Intorno a 50.000 anni fa l’uomo si porta in Australia e, a partire dalla stessa epoca, ma in ondate diverse, dalle regioni orientali estreme dell’Asia settentrionale l’uomo si porta in America approfittando di un istmo di terra durante l’ultima glaciazione.

NUOVI ORIZZONTI DAL DNA ANTICO

Analisi sul Dna mitocondriale eseguite nei mesi scorsi sulla falange di un Neandertaliano di Denisova nei Monti Altai della Siberia (40.000-38.000 anni fa), confrontate con altri 6 Neandertaliani e 54 uomini moderni, hanno messo in evidenza differenze rispetto all’uomo moderno maggiori di quelle che lo separano dai Neandertaliani. Di conseguenza, se la divergenza tra Neandertaliani e forma moderna viene posta, come pare da vari studi, tra 500.000 e 700.000 anni fa, l’antenato comune alle tre linee (Neandertaliani, moderni e il reperto di Altai) sarebbe molto più antico, oltre un milione di anni fa. In questa ipotesi l’antenato comune potrebbe riferirsi a Homo antecessor, formatosi nella discendenza di Homo ergaster o erectus africano e migrato in Eurasia molto anticamente (un milione di anni fa?), di cui però non abbiamo documentazione. Neandertaliani e Uomo moderno: una medesima specie o specie diverse? Vi sono antropologi e filosofi della scienza che si sbracciano a sostenere che si tratta di specie diverse, forse dimenticando che la variabilità umana consente sottospecie e popolazioni.

Ricerche sul Dna nucleare pubblicate nei giorni scorsi depongono per la interfecondità tra Neandertaliani e moderni e quindi per una medesima specie, come suggeriscono gli studi paleoantropologici. I nuovi studi sul Dna mettono in guardia da facili semplificazioni nel parlare di specie nell’umanità preistorica, specialmente per popolazioni che potevano comunicare facilmente fra loro. Per l’umanità preistorica eventuali specie, caratterizzate cioè da isolamento riproduttivo, sono supposte, ma non dimostrate. E c’è una ragione. La cultura, che caratterizza l’uomo dalle sue origini, deve avere favorito le comunicazioni fra i gruppi e l’adattamento ai vari ambienti, rallentando quell’isolamento che caratterizza i processi di speciazione.

UNA MIA RIFLESSIONE
Nel POST: http://apiuvoci2.blogspot.com/2010/05/ecco-la-vita-artificiale-costruita-la.html
avevo detto che:

"Nell'ipotesi che Dio esista, la visione della mia scuola di pensiero riesce a conciliare evoluzionismo e creazionismo, con una sua teoria: "Dio ha progettato i mattoni dell'universo (le stringhe) in un numero limitato e particolare, insieme a delle leggi fisiche particolari come il NON LOCALISMO. Questo ha fatto si che l'evoluzione dal BIG BANG, in buona parte casuale, avesse dei VINCOLI. Questi vincoli presupponevano che fosse PRATICAMENTE CERTO che, prima o poi, in uno dei 10 elevato a 500 universi paralleli (multiuniverso a 11 dimensioni secondo la M-TEORIA) si sviluppasse un organismo biologico dotato di intelligenza e razionalità. E'superfluo sottolineare che se anche la M-Teoria (quella, oggi, più probabile) non fosse confermata, resterebbe sempre realistico il fatto che l'universo sia costituito da una serie limitata di particelle sub-atomiche, per cui il concetto complessivo della nostra teoria non cambierebbe.
Ne consegue che Dio non ha programmato le singole evoluzioni o mutazioni genetiche (ora anche l'uomo con il suo libero arbitrio le modifica); ma l'uomo era lo stesso nel progetto, veramente intelligente, di Dio."

Ebbene, vista l'evoluzione dell'HOMO dagli australopitechi all'homo sapiens sapiens, con tutte le varie ramificazioni ed incroci, mi sembra più probabile un'evoluzione non guidata, passo passo, da Dio, ma libera di svilupparsi, in accordo con la visione della mia scuola di pensiero. Il risultato finale è stato lo stesso; ma non penso che l'homo sia l'ultimo stadio dell'evoluzione biologica.

Alessandra

martedì 25 maggio 2010

Un dialogo con Carlo Consoli.




Qualche giorno fa avevo lasciato un mio commento sul POST:
http://www.cronachelaiche.it/2010/05/dio-e-in-tutti-noi-creata-la-prima-forma-di-vita-artificiale/comment-page-1/#comment-41089
postato da Carlo Consoli.

Ne è derivato un dialogo che voglio riportare, epurato dagli altri interventi, in modo che risulti più lineare:

Commento di Alessandra (Poi aggiornato con quello dei questo BLOG):
Una mia riflessione.
Sarà interessante vedere se questi nuovi batteri artificiali, capaci di riprodursi, avranno una evoluzione genetica similare o diversa di quelli naturali. Il Cardinale Bagnasco ha parlato di intelligenza come dono di Dio, riferendosi probabilmente anche alla RAZIONALITA’ (che viene usata spesso dai cristiani, per dire che Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, proprio per la razionalità). Se fosse vero questo, anche gli ipotetici organismi discendenti da questi batteri artificiali dovrebbero avere, prima o poi, la stessa nostra razionalità. E qui non sono tanto d’accordo.
Antonio Damasio, uno dei più grandi neuroscienziati viventi, ha affermato, in un suo libro tradotto in 19 lingue, che l’errore di Cartesio è stato quello di non capire che la natura ha costruito la razionalità umana, non sopra la regolazione biologica, ma a partire da questa e al suo stesso interno. E la coscienza, ad esempio, si è evoluta gradatamente tramite tre tappe fondamentali (il Proto-se, la Coscienza nucleare e la Coscienza estesa. Vedi: http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Damasio.html). Per analogia, ogni evoluzione biologica, compresa la costruzione progressiva della RAZIONALITA’, per le proprietà trascrizionali scoperte da Eric Kandel (Vedi: http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/neuroscienze/articoli/neuro4.htm), si deve evolvere con le esperienze e le interazioni con l'ambiente. Questo viene confermato dal fatto che molti principi di meccanica quantistica e la stessa relatività ristretta di Einstein non vengono compresi razionalmente, ma ACCETTATI o meglio SUBITI sia per il formalismo matematico e sia per essere verificati sperimentalmente. La nostra razionalità non avendone mai fatto esperienza, infatti non li comprende in modo intuitivo. La razionalità si serve della matematica e della logica, ma non coincide con esse.
Nulla esclude che organismi che hanno avuto esperienze diverse da noi e dai nostri antenati, raggiungano una diversa razionalità capace di intuire senza sforzo anche i concetti di meccanica quantistica, se ne faranno precoce esperienza.
Tutto questo anche per confutare la presunzione di molti atei. Se l’uomo non ha mai fatto esperienza di Dio (ammesso che esista) come farebbe a comprenderlo con la sua razionalità (frutto di progressive esperienze evolutive)?
Gli ATEI, inconsapevolmente, presuppongono che la razionalità, di cui tanto si vantano, sia caduta dal cielo (come per virtù dello SPIRITO SANTO), e poi pretendono di negare l’esistenza di DIO con la stessa razionalità. Non è così. Noi abbiamo una nostra razionalità umana frutto della nostra particolare evoluzione, che è sempre condizionata dalle limitate esperienze fatte. Ovviamente questo vuol dire che non si può dimostrare con la nostra razionalità la NON ESISTENZA DI DIO, come pretendono di fare molti atei, ma nemmeno la sua esistenza.

Nell'ipotesi che Dio esista, la visione della mia scuola di pensiero riesce a conciliare evoluzionismo e creazionismo, con una sua teoria: "Dio ha progettato i mattoni dell'universo (le stringhe) in un numero limitato e particolare, insieme a delle leggi fisiche particolari come il NON LOCALISMO. Questo ha fatto si che l'evoluzione dal BIG BANG, in buona parte casuale, avesse dei VINCOLI. Questi vincoli presupponevano che fosse PRATICAMENTE CERTO che, prima o poi, in uno dei 10 elevato a 500 universi paralleli (multiuniverso a 11 dimensioni secondo la M-TEORIA) si sviluppasse un organismo biologico dotato di intelligenza e razionalità. E'superfluo sottolineare che se anche la M-Teoria (quella, oggi, più probabile) non fosse confermata, resterebbe sempre realistico il fatto che l'universo sia costituito da una serie limitata di particelle sub-atomiche, per cui il concetto complessivo della nostra teoria non cambierebbe".

Ne consegue che Dio non ha programmato le singole evoluzioni o mutazioni genetiche (ora anche l'uomo con il suo libero arbitrio le modifica); ma l'uomo era lo stesso nel progetto, veramente intelligente, di Dio. Un Dio che ci trattasse come dei burattini o come componenti di un videogioco programmato, non mi sembra tanto intelligente; e qualcuno come Craig Venter potrebbe illudersi di essersi sostituito a lui, creando una cellula artificiale. Invece anche l'azione dell'uomo nel poter creare nuove forme di organismi viventi rientra sempre nel progetto complessivo di Dio. E si superano così anche le apparenti contraddizioni tra fede cristiana e biologia (vedi: http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/77264).

Commento di Carlo Consoli del 23 Maggio; ore 23:05

Grazie Alessandra del dettagliato commento.

Devo dire che sono sorpreso, perché come ricercatrice e docente di queste materie hai sicuramente piena padronanza della materia e sappiamo benissimo che il raziocinio non è affatto un dono di Dio, ma il frutto di una specifica abilità del cervello, data dalle sue caratteristiche intrinseche di riconoscimento di schemi di percezioni e “convergenza” verso un risultato elaborativo.
Insomma, una rete neurale in grado di autoapprendere che si “autodefinisce” negli anni. Non c’è alcuna traccia sperimentale del “dono di Dio” o dell’attività “divina” alla base della creazione.
Nessuna, dico nessuna evidenza sperimentale.

E sono francamente sorpreso del fatto che anche altri ricercatori / scienziati credenti, quando affermano che alla base di tutto c’è Dio, non chiariscono che questo è un punto di vista puramente personale, non suffragato da alcuna evidenza sperimentale.Dio c’è perché a noi piace crederci, non certo perché ne abbiamo trovato indicazioni o evidenze riscontrabili in esperimenti ripetibili nel tempo.

I risultati di scienza non sono mai accettati o subiti, sono verificabili e ripetibili. Certo, occorre cultura scientifica per comprenderli, ma ciò non toglie che, con il dovuto percorso di apprendimento, non si possa arrivare a comprenderli e verificarli.
Gli atei non presuppongono affatto che la razionalità (ma poi che vuol dire razionalità ???) sia caduta dal cielo, anzi, sanno benissimo che le facoltà intellettive sono frutto di un processo evolutivo e di adattamento. Diciamo che di persone che credono ai doni piovuti dal cielo, nella schiera degli atei, ce ne sono pochissime.

Mi fa piacere che tu parli di multiversi e della teoria delle superstringhe (ancora da provare, però): ecco, di questi multiversi nello spazio delle superstringhe a 10 o 11 dimensioni, nelle sacre scritture, non c’è traccia. Si parla chiaramente di cielo e terra, di sole e luna, senza riferimento alcuno a possibili mondi di altro genere. Sai benissimo che possono esistere pianeti o lune abitabili in orbita a stelle doppie. Di tutto ciò, nessun cenno nelle sacre scritture.
Un ateo come me, è stata proprio leggendo le sacre scritture che si è convinto che si tratta di pura invenzione. E già che siamo in tema di superstringhe, i testi “religiosi” più prossimi all’interprezione filosofica della fisica moderna non sono quelli cattolici, ma quelli induisti, taoisti e buddisti.

Per finire, ammesso che abbia un senso la parola “razionalità”, che non è una facoltà intellettiva ma una collezione di funzioni cerebrali, la comprensione di Dio mediante la razionalità è semplicissima: Dio nasce per tranquillizzarci rispetto alla nostra terribile angoscia di morte e, con questa scusa, controllare le masse incapaci di costruire un proprio percorso formativo e di analisi critica. Spiegare Dio con la razionalità è di una semplicità impressionante, ammesso che si abbia il coraggio di togliersi le fette di prosciutto dagli occhi: è una invenzione umana che fa comodo per controllare le menti delle persone, asservendole ad un interesse di parte, poggiata sulla superstizione. Tale e tanta è la superstizione che persino scienziati e ricercatori annebbiano il proprio punto di vista scientifico in favore di “verità” puramente frutto di suggestione.

O, peggio, di comodo per far carriera nel contesto di riferimento.


Commento di Alessandra del 24 Maggio; ore 3:23
@ Carlo,
sono capitata casualmente nel tuo blog, e la mia seconda risposta doveva essere indirizzata a Bobo e non a te; e di questo mi scuso. Poi, non vorrei affrontare un dibattito sulle cose che ho detto, visto e considerato che occorrono conoscenze più specifiche che non tutti possono avere; e anche perché ho sintetizzato notevolmente i miei concetti per ragioni di spazio; per cui si possono prestare ad inesatte interpretazioni.
Mi limito pertanto ad alcune precisazioni:
1) Dal sito: http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/neuroscienze/articoli/neuro4.htm
possiamo conoscere il quadro concettuale in cinque punti di Eric Kandel, e che riporto i più significativi:
“Conoscenze parziali di come funzionano i geni hanno generato due malintesi: il primo è che i biologi siano convinti della rigida determinazione dell’azione genica; il secondo è che i geni abbiano la sola funzione di trasmettere l’informazione ereditaria da una generazione all’altra.
È necessario definire le due funzioni del gene. La prima è la funzione modello (trasmissione), che fornisce alle generazioni successive le copie di tutti i geni presenti nell’individuo. Il modello può essere alterato solo da mutazioni, rare e spesso casuali. Questa funzione è al di fuori di interferenze individuali o sociali. La seconda è la funzione trascrizionale che si riferisce alla capacità di un dato gene di dirigere la produzione di specifiche proteine in una data cellula. Questa funzione esercita un’attività di regolazione sensibile a fattori ambientali. ” …etc.
Da qui, si comprende, che ogni EVOLUZIONE avviene raramente per mutazioni genetiche, ma quasi sempre per adattamento alle esperienze ambientali, e quindi in un lentissimo processo. Ne consegue che anche la RAZIONALITA’ deve seguire un’evoluzione per apprendimento dall’ambiente.

2) Dal sito: http://web.archive.org/web/20071103180127/http://www.geocities.com/capecanaveral/hangar/6929/Mqfull.html
Tiziano Cantalupi ci conferma che:
“Seppur fortemente avversata sin dal suo apparire (Einstein per manifestare la sua contrarietà arrivò a coniare la frase “Dio non gioca a dadi”) la Meccanica Quantistica, è oggi universalmente accettata. Essa, oltre spiegare processi a livello microscopico come la stabilità dell’atomo o processi macroscopici come la superconduttività, ha ottenuto recenti eclatanti conferme sperimentali : si pensi alla diseguaglianza di Bell. Ciononostante il grado di diffidenza nei confronti di questa materia – sempre in bilico tra Fisica e Metafisica – è rimasto (come si diceva anche dianzi) alto. I suoi assunti, al limite dell’assurdo, mettono a dura prova le menti più aperte.

Anche nell’era dei computer superveloci, la Teoria Quantistica più che una scienza “accettata” si caratterizza per una scienza “subita”. E sono soprattutto gli studiosi di microfisica, i quali ogni giorno hanno a che fare con i suoi assunti filosofici e con il suo formalismo matematico, che più soffrono questo stato di cose.”

3) Ne approfitto per segnalare il mio blog: :-)
http://www.apiuvoci2.blogspot.com

Saluti.

Commento di Alessandra del 25 Maggio; ore 6:35
@ Carlo

Come potrà verificare leggendo il mio BLOG “:
http://www.apiuvoci2.blogspot.com
e il Blog e il sito del Calantropio, noi di certi argomenti ce ne interessiamo da tempo, n modo approfondito e non incidentalmente solo ora. Penso, quindi, che, forse, sia utile sentire anche la nostra versione a proposito della fenomenologia delle religioni e del concetto di Dio.

NASCITA DEI CULTI e FENOMENOLOGIA DELLA RELIGIONE
Quando parliamo di “DIO” o di qualunque altre forma di entità soprannaturale, dobbiamo essere consapevoli che è una “nozione” non molto precisa e Gerardus van der Leeuw, nel suo libro Fenomenologia della religione, ci sottolinea che l’esperienza religiosa vissuta si riferisce a qualche cosa DI DIVERSO, CHE SORPRENDE, che esce dall’ordinario.
La credenza più antica è generata da osservazioni empiriche; e per la maggior parte dell’evoluzione della religione primitiva, dobbiamo sostituire all’immagine di Dio (concepita solo negli ultimi millenni), la semplice NOZIONE del diverso, dell’eterogeneo, dello straordinario.
Il soprannaturale, in qualunque sua forma, è dotato di Potenza (o MANA), e non è di natura fisica, ma si rivela nella forza fisica o in tutte le forze e capacità possedute dall’uomo. Ad esempio, un cacciatore primitivo si allontana dal suo accampamento in cerca di selvaggina, e lungo la strada trova un sasso “colorato” molto bello; lo raccoglie e decide di portarlo a casa. Per pura casualità e coincidenze, da quel momento ha degli episodi molto fortunati sia a caccia, sia al ritorno a casa con la moglie e sia in altri vari episodi. Il cacciatore si convince allora che il sasso che ha raccolto ha un potere (un MANA) che le procura fortuna: COSI’ NASCONO I VARI POTERI SOPRANNATURALI CHE L’UOMO ATTRIBUISCE AGLI OGGETTI, ALLE MONTAGNE, LAGHI, ASTRI, etc.
Dal punto di vista antropologico, i recenti studi collocano l’australopiteco a circa cinque milioni di anni fa, per arrivare ai primi ominidi a tre milioni di anni fa; ma solo ad iniziare da 200.000 anni fa abbiamo i primi riscontri che l’uomo acquisisce la ragione e l’astrazione, con il culto dei morti, degli antenati e dell’arte (prime pitture rupestri).
In seguito nascono i poteri specializzati (ci si rende conto cioè che non tutte le potenze agiscono in tutti i campi, ma alcune agiscono solo in alcuni settori.
Tutte le religioni preistoriche e primitive, in ogni parte del mondo, nascono intorno alla figura dello SCIAMANO. Lo sciamano, a differenza del sacerdote o del re, non deriva da un’istituzione, ma ha base empirica, possiede facoltà innate o trasmesse e ha un comportamento di carattere estatico. Quando entra in trance è ponte fra le energie spirituali e quelle terrene, un canale della volontà divina e delle forze della natura che mette a disposizione dell’umanità.
Nei millenni, poi nacque la convinzione che la potenza era capace di rimanere attaccata agli oggetti (ad esempio agli AMULETI) e ai corpi più diversi; per questo fu coniata la parola tedesca “Seelenstoff” (letteralmente: materia dell’anima). Ma anche i luoghi, specie quelli consacrati con dei riti, divenivano centri di particolare rilevanza. Successivamente, nel mondo ellenistico-cristiano l’idea di potenza ci si presenta come “nozione di pneuma” (come anima universale, forza motrice entro tutte le cose) e di hegemònikon (anima individuale umana).
In conclusione, in qualsiasi religione o culto primitivo umano, l’attribuzione della potenza ad un oggetto, un astro o altro, è sempre STATO un fatto empirico e spesso casuale.

Una conferma di quanto sopra si ha con gli aborigeni australiani, vissuti per oltre 50.000 anni isolati dal resto dei continenti,e che non avevano, prima dell’avvento delle altre popolazioni, né il concetto d Dio e né il concetto della proprietà. Sono loro che appartengono al territorio in cui vivono, e non viceversa.

vedi: http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/osservatorio/articoli/osserva40.html

Commento di Carlo Consoli del 25 Maggio; ore 11:10
@Alessandra: Ti chiedo la cortesia di non fare copia ed incolla di contenuti da siti, metti semplicemente il link, così è più agile leggerli. Cioè se hai del contenuto fresco e scritto di tuo pugno adesso inseriscilo pure, scritti preesistenti possono essere semplicemente linkati.
Detto ciò, è assolutamente interessante ascoltare i pareri di chi si occupa della materia da diverso tempo. E’ altrettanto importante però ribadire che l’approccio scientifico non ha mai apportato conferme alle impostazioni mistico/religiose.
Dal punto di vista scientifico, religione e superstizione sono di fatto la stessa cosa.


Commento di Alessandra del 25 Maggio; ore 11:50
@ Carlo,

intanto vorrei sottolineare che la psicomatica si insegna nelle università:

LIBRI ON LINE DELLA CATTEDRA DI PSICOSOMATICA dell’UNIVERSITA’ DI TORINO:

http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf

http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Salese.pdf

E che la comunità europea cofinanzia l’enciclopedia olistica:

http://www.globalvillage-it.com/enciclopedia/index.htm

Poi, che per la maggior parte degli scienziati (non certo tutti quelli menzionati nei link di cui sopra) religione e superstizione sono di fatto la stessa cosa, mi è di aiuto per DIMOSTRARE che le religioni nascono “empiricamente” e non per controllare le menti delle persone, asservendole ad un interesse di parte, poggiata sulla superstizione o sulla paura dell’aldilà(Se poi alcuni sfruttano questo, è un altro discorso). Certo che chi crede nell’astrologia o nella magia non lo fa per paura dell’oltretomba.

Io sono cristiana, anche se non cattolica, perché non credo nella metafisica ellenistica; ma credo in un altro sistema filosofico, che si distacca anche dall’olismo, dal riduzionismo e dal relativismo.

L’esperienza religiosa è sempre un fatto personale; e statistiche alla mano su 506 premi nobel scientifici (medicina, fisica e chimica) solo 6 si sono dichiarati apertamente atei. Il resto o credente o agnostico.


A QUESTO PUNTO il POST di CRONACHE LAICHE è stato stranamente chiuso, e Carlo Consoli, in una sua email, mi ha comunicato che riteneva di aver dialogato in modo sufficiente, rimandando tutto alla prossima occasione.


Per cui non mi resta che controbattere alcuni punti che mi riservavo di fare in seguito e ringrazio l'anonimo di aver lasciato il commento n.1, che condivido.

In riferimento al commento dell’anonimo, devo evidenziare che il mio creazionismo si avvicina molto a quello di Einstein che coniò la famosa frase “DIO NON GIOCA AI DADI”; anzi il mio è un creazionismo che ammette che Dio giochi anche ai dadi. Per cui mi ritengo in ottima compagnia :-).
Va da se che non credo che i fatti biblici siano reali, ma solo allegorici. E dico di essere cristiana in quanto credo che la morale evangelica cristiana coincide con la morale bioetica umana. Vedi il mio POST:
http://apiuvoci2.blogspot.com/2010/01/il-bene-e-il-male-rev-1.html
oltre al fatto che Cristo abbia parlato 2000 anni fa di risurrezione dei morti in carne e spirito, come se già sapesse dell’esperimento del batterio con il DNA creato al computer (per quanto riguarda la conservazione del codice del DNA e dello spirito faccio riferimento alla teoria del Calantropio).

Sull’affermazione di Carlo Consoli “Non c’è alcuna traccia sperimentale del “dono di Dio” o dell’attività “divina” alla base della creazione. Nessuna, dico nessuna evidenza sperimentale.”, era proprio il punto che volevo evidenziare nel mio primo intervento, sulla limitatezza della nostra ragione:
SE ANCORA NON SAPPIAMO SE LA COSCIENZA SI POSSA SPIEGARE FISICAMENTE con una teoria del tutto ancora da scoprire, se non sappiamo cos’è la materia oscura, se non sappiamo se esiste il Bosone di Higgs, se non abbiamo mai fatta esperienza diretta di Dio, come faremmo a riconoscere se vi sono delle sue evidenze sperimentali?
Concludo con il confermare la massima stima per gli agnostici, ma di non capire gli atei che hanno la presunzione di affermare che SICURAMENTE DIO NON ESISTE. Forse ha ragione l'anonimo nel suo commento n. 1 di questo POST, non per tutti gli atei, ma per una buona parte di essi.



Alessandra